Questa splendida creazione appartiene alla collezione San Pietro Fish in edizione limitata di Fabio Pierantonio e presenta un delizioso pesce John Dory completamente realizzato in resina con un'elegante finitura oro-grafite, un elegante stelo in ferro e un supporto base rettangolare. Questa opera ispirata all'arte sacra ha lo scopo di donare fortuna e pensieri positivi e creerà un effetto sorprendente in uno spazio classico o moderno con la sua qualità eccentrica e squisiti dettagli scultorei.
Dimensioni: 40 x 8 x 60 cm
Materiale: ferro resina
Fabio Pietrantonio
Fabio Pierantonio l'arte c'è l'ha nel sangue, gli scorre nelle vene. L'arte di Fabio Pietrantonio vuole raccontare l'equilibrio vitale tra uomo e natura. Grazie ai suoi lunghi viaggi ha conosciuto la spiritualità degli aborigeni australiani e nativi americani, che gli hanno raccontato come il contatto con la natura gli aiuti ad esorcizzare le ansie della frenesia della vita moderna. Fabio Pietrantonio si esprime attraverso materiali organici accuratamente selezionati che combina per trasmettere un'armonia di forme, colori ed emozioni. Fabio Pietrantonio vive tra le Alpi e la Sardegna, nutrendosi della loro natura incontaminata.
Nella produzione artistica di Fabio Pietrantonio l’iconografia del pesce San Pietro occupa un posto di primaria importanza. Fin dai tempi dell’apprendistato presso il suo primo maestro Gaspare da Brescia, l’artista si è cimentato con questo soggetto scolpendolo per lui in occasione di importanti committenze. Le caratteristiche morfologiche del pesce rappresentano una sfida interessante per chi si appresta a ritrarlo: la forma elissoidale del corpo, notevolmente schiacciata ai lati, è impreziosita da scaglie e asperità sia nella parte dorsale, con lunghe e spinose pinne, che in quella ventrale. E’ dunque dall’osservazione di questo pesce così singolare che ha inizio per Fabio Pietrantonio quel necessario percorso di affrancamento individuale che caratterizza la ricerca di un artista impegnato a delineare una propria identità di contenuti nell’alveo di una precisa elaborazione stilistica. In questo senso nella prima produzione dell’artista (siamo a metà degli anni 90), il San Pietro diviene una sorta di icona generativa su cui poi si verrà a costruire tutto il suo immaginario creativo.
Lo stupore misticheggiante che scaturisce da un rapporto autentico e devoto con la natura, anima tutta la poetica di Fabio Pietrantonio. Si tratta di un legame profondo che è andato negli ultimi tempi a consolidarsi in una condotta sciamanica che si manifesta tanto nella quotidianità quanto in occasione della presentazione di installazioni e performance pubbliche. Una forma di consapevolezza raggiunta per gradi che ha cominciato a prendere forma proprio nel rapporto con il San Pietro, questa grottesca creatura marina da sempre avvolta da un’aura di sacralità. La leggenda vuole che la strana macchia nera al centro del corpo sia stata impressa da San Pietro che, su invito di Cristo, afferrò con la mano il pesce estraendone monete d’oro dalla bocca. Da allora le impronte digitali del santo caratterizzano la luminosa livrea di questo misterioso pesce, il cui aspetto bizzarro e brutale, unito a un’indole schiva e solitaria, ne rafforzano l’immagine ascetica.
Non è dunque un caso che il San Pietro possa apparire agli occhi di un artista una vera e propria “scultura vivente”, un essere che risiede su un confine illusorio che pone sullo stesso piano la creazione divina e quella artistica. Fabio Pietrantonio è più volte ritornato su questo soggetto in termini talvolta ossessivi realizzando opere su tela e tavola, collage, bassorilievi, fusioni, disegni e diverse tecniche di stampa. Attorno a questa rappresentazione si è dunque ricostruita una personale simbologia religiosa che tende a recuperare gli autentici e originari valori cristiani. In una spettacolare declinazione del soggetto del San Pietro, l’artista ne rielabora la forma utilizzando centinaia di chiodi fissati e piegati su una tavoletta di legno. Chiari sono i rimandi cristologici impiegati; gli strumenti della passione sono combinati alla maniera dell’Arcimboldo, e da oggetti di martirio diventano cellule rigenerative che danno forma a una nuova vita, a un nuovo mistero e a un nuovo e rilucente simbolo.
A distanza di circa vent’anni, ritornare nuovamente su questo soggetto significa confermare la coerenza del proprio cammino avendo il coraggio di ribadire nella propria personale avventura e riflessione, il valore paradigmatico e simbolico di questa scelta iconografica.
Questa splendida creazione appartiene alla collezione San Pietro Fish in edizione limitata di Fabio Pierantonio e presenta un delizioso pesce John Dory completamente realizzato in resina con un'elegante finitura oro-grafite, un elegante stelo in ferro e un supporto base rettangolare. Questa opera ispirata all'arte sacra ha lo scopo di donare fortuna e pensieri positivi e creerà un effetto sorprendente in uno spazio classico o moderno con la sua qualità eccentrica e squisiti dettagli scultorei.
Dimensioni: 40 x 8 x 60 cm
Materiale: ferro resina
Fabio Pietrantonio
Fabio Pierantonio l'arte c'è l'ha nel sangue, gli scorre nelle vene. L'arte di Fabio Pietrantonio vuole raccontare l'equilibrio vitale tra uomo e natura. Grazie ai suoi lunghi viaggi ha conosciuto la spiritualità degli aborigeni australiani e nativi americani, che gli hanno raccontato come il contatto con la natura gli aiuti ad esorcizzare le ansie della frenesia della vita moderna. Fabio Pietrantonio si esprime attraverso materiali organici accuratamente selezionati che combina per trasmettere un'armonia di forme, colori ed emozioni. Fabio Pietrantonio vive tra le Alpi e la Sardegna, nutrendosi della loro natura incontaminata.
Nella produzione artistica di Fabio Pietrantonio l’iconografia del pesce San Pietro occupa un posto di primaria importanza. Fin dai tempi dell’apprendistato presso il suo primo maestro Gaspare da Brescia, l’artista si è cimentato con questo soggetto scolpendolo per lui in occasione di importanti committenze. Le caratteristiche morfologiche del pesce rappresentano una sfida interessante per chi si appresta a ritrarlo: la forma elissoidale del corpo, notevolmente schiacciata ai lati, è impreziosita da scaglie e asperità sia nella parte dorsale, con lunghe e spinose pinne, che in quella ventrale. E’ dunque dall’osservazione di questo pesce così singolare che ha inizio per Fabio Pietrantonio quel necessario percorso di affrancamento individuale che caratterizza la ricerca di un artista impegnato a delineare una propria identità di contenuti nell’alveo di una precisa elaborazione stilistica. In questo senso nella prima produzione dell’artista (siamo a metà degli anni 90), il San Pietro diviene una sorta di icona generativa su cui poi si verrà a costruire tutto il suo immaginario creativo.
Lo stupore misticheggiante che scaturisce da un rapporto autentico e devoto con la natura, anima tutta la poetica di Fabio Pietrantonio. Si tratta di un legame profondo che è andato negli ultimi tempi a consolidarsi in una condotta sciamanica che si manifesta tanto nella quotidianità quanto in occasione della presentazione di installazioni e performance pubbliche. Una forma di consapevolezza raggiunta per gradi che ha cominciato a prendere forma proprio nel rapporto con il San Pietro, questa grottesca creatura marina da sempre avvolta da un’aura di sacralità. La leggenda vuole che la strana macchia nera al centro del corpo sia stata impressa da San Pietro che, su invito di Cristo, afferrò con la mano il pesce estraendone monete d’oro dalla bocca. Da allora le impronte digitali del santo caratterizzano la luminosa livrea di questo misterioso pesce, il cui aspetto bizzarro e brutale, unito a un’indole schiva e solitaria, ne rafforzano l’immagine ascetica.
Non è dunque un caso che il San Pietro possa apparire agli occhi di un artista una vera e propria “scultura vivente”, un essere che risiede su un confine illusorio che pone sullo stesso piano la creazione divina e quella artistica. Fabio Pietrantonio è più volte ritornato su questo soggetto in termini talvolta ossessivi realizzando opere su tela e tavola, collage, bassorilievi, fusioni, disegni e diverse tecniche di stampa. Attorno a questa rappresentazione si è dunque ricostruita una personale simbologia religiosa che tende a recuperare gli autentici e originari valori cristiani. In una spettacolare declinazione del soggetto del San Pietro, l’artista ne rielabora la forma utilizzando centinaia di chiodi fissati e piegati su una tavoletta di legno. Chiari sono i rimandi cristologici impiegati; gli strumenti della passione sono combinati alla maniera dell’Arcimboldo, e da oggetti di martirio diventano cellule rigenerative che danno forma a una nuova vita, a un nuovo mistero e a un nuovo e rilucente simbolo.
A distanza di circa vent’anni, ritornare nuovamente su questo soggetto significa confermare la coerenza del proprio cammino avendo il coraggio di ribadire nella propria personale avventura e riflessione, il valore paradigmatico e simbolico di questa scelta iconografica.